martedì 7 novembre 2017

Alessandro Burbank - Se chiudo gli occhi


Se chiudo gli occhi e li chiudo
attorno a me uomini fumano
pipe d'aria e usano le mie cose
superstiti con vesti bagnate e
le scarpe coperte di alghe e
funghi rampicanti una densa
nube di chiasso le parole colore
di spartiti macchiati di caffè e
sputi tabaccosi e catarro la stanza
é di legno scuro fern gully e li
vedo guardarsi come grossi
alberi segnati io sono al centro
illuminati da lampade ad olio
lunare io sono anche ai lati
non si sono tolti le giacche
hanno tasche piene di ragni e
coltelli sono la telecamera che
li circonda e anche in alto sono
lontano e non mi avvertono
eppure sono questa voce un
fiato bagnato al loro collo ed
entro in quelle ferite curate
col sale nei labirinti delle loro
orecchie tumefatte di tallonatori
di mari sporche di sabbia e
garze insanguinate sono una
voce sparsa sono spugna! O
il gobbo suggeritore verso
liquore di prugna oppure
gli occhi di una comparsa che
dice avanti così pirata! E questi
uomini con cappelli tripuntati
di ragionamenti che grattano in
gola hanno ossa burbere e sottili
e paltò pesanti e strati di maglie
umide coi baffi fino alle spalle
uno dopo l'altro di colpo esplodono
come bolle di riflessi o spasmi
spalmandosi alle pareti come graffi
senza forma tornando nei quadri
di bucanieri e di velieri lasciando
a terra bottiglie mezzoseccate di
messaggi sbrindellati di carne ruvida
e monete d'argento. Apro gli occhi e
la mia stanza potrebbe essere un
vascello che ondeggia onde. Il
parquet inclinato mi ha disorientato.
E invece sono nel disordine di un
solo pirata, una nave scomparsa
che riappare se li chiudo.

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