sabato 8 febbraio 2014

Andrea Inglese - Le circostanze della frase

NON CI PENSO PER ORA ALLA FINE DEL MONDO, non ne parlerò adesso, non subito, che comunque avverrà, anzi avviene, ma remotissima, con schianti violenti su certi fondali, o il millimetro, quel millimetro di più o di meno, d'acqua, uranio, o ghiaccio, anidride, o qualsiasi cosa, che cambia tutto, azzera infallibilmente il bosco, polverizza il sistema nervoso, annienta occhi, ali, larve, o come il godimento della luce, di quando entra di traverso, a ondate interrotte, la mattina, anche dalla finestra quadrata e piccola del bagno, se mancasse quella reazione animale, o semplicemente di foglia, quel transito vegetale al calore, ma non ci penso, per ora, all'epidemia, alla glottide che gonfia, al perimetro che smaglia dell'iride, guardo i tuoi piedi nudi, in cucina, con enorme meraviglia, mentre fissano e placano il pavimento, mentre tengono divaricato lo spazio, ancora percorribile, per qualche attimo, prima dei nuovi, ultimi crolli.

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